venerdì 20 febbraio 2009

STRANEZZE DELLA CAPITALE



Mi sono chiesta molte volte anzi praticamente tutti i giorni, visto che abito lì vicino, come mai Roma finisce a ponte Sublicio.
Parlo di quel bel ponte che va da Porta Portese  a piazza dell'Emporio e viceversa naturalmente, parlo di Porta Portese, di Testaccio che è ai piedi dell'Aventino, parlo della prima circoscrizione, un solo chilometro dall'anagrafe e poco più dal Campidoglio, più centro di così...e poi anche dopo, quando finisce il "centro" e comincia la periferia che succede? eppure tutti gli amministratori di Roma di qualsiasi fede politica da almeno 60 anni, su niente sono mai stati così d'accordo, Roma finisce a ponte Sublicio.
E nessuno dice niente, non se ne parla mai. Ma perchè è normale che fino all'altezza del san Michele la banchina del Tevere è tutta bella illuminata, come é giusto che sia, e dopo ponte Sublicio il buio più pesto? manco una lucetta ogni tanto.... niente, anzi veramente fino a pochissimi anni fa non c'erano i lampioni neanche su lungotevere Testaccio, adesso almeno lì é illuminato.
Mi piacerebbe sapere qual é stata la logica che ha consentito che da lì in poi non era necessario mettere l'illuminazione.
Non è sempre Roma? non è sempre Tevere? che cambia?
Vogliamo parlare di sicurezza........ di ronde?
E chi ci va la sotto di notte a vedere che succede? 

lunedì 16 febbraio 2009

lo spot di "SEX AND THE CITY"


"Anche tu puoi vivere in pieno stile sex and city nella tua città" così recita lo spot che presenta gli episodi della nota serie televisiva e si vedono le 4 protagoniste che vengono avanti camminando su un marciapiede di New York guardando ad altezza occhi, con tanto di scarpe con tacchi a spillo.
Prova a farlo a Roma...... se ci hai il coraggio.
Nella migliore delle ipotesi ti si conficca il tacco delle costosissime scarpe tra un sanpietrino e l'altro e  devi fermarti a recuperare la scarpa cercando di rimanere in equilibrio sull'altra ogni due passi che non è esattamente un divertimento, per poi andare in giro con i tacchi tutti sbucciati e le scarpe sono praticamente da buttare.
A Roma si prendono le storte anche con le scarpe da ginnastica per quante buche, avvallamenti, crepe e "serci" sconnessi, ma si, chiamiamo le cose con il loro nome ( il selcio sembra che sia il sanpietrino decapitato della parte finale lunga a piramide, fatta a posta per incastrarli bene e non farli muovere, tant'è).
Personalmente é da molti anni che ho smesso di portare le scarpe con i tacchi alti, a meno che non debba fare dei tratti brevissimi, tipo salire sul taxi, entrare al ristorante o andare a teatro non se ne parla proprio, ma nella vita di tutti i giorni neanche a parlarne.
E poi dicono che gli italiani sono depressi c' é un articolo, se vi ricordate, uscito nientemeno che sul NEW YORK TIMES che parla di "depressione collettiva", www.italiani.lu (14/12/2007), non dico per carità che l'essere depressi dipenda dal portare o no le scarpe con i tacchi e poi questo riguarderebbe solo le donne, però aiuta.
Vuoi mettere uscire da casa tutti i giorni con le scarpe che ti pare e piace e, invece di avere un'andatura incerta e barcollante, poter guardare davanti a se fieri e non a capo chino per vedere dove metti i piedi, che se non lo fai ti sfracelli in un attimo (so quel che dico).
Si potrebbe chiedere che ne pensa un mio amico fotografo che giorni fa ha preso una storta per una buca con conseguente caduta lui e tutta la sua preziosissima attrezzatura, mica ci aveva i tacchi!



labottegadelleidee: LA CLASSIFICA DELLE 103 PROVINCE ITALIANE

labottegadelleidee: LA CLASSIFICA DELLE 103 PROVINCE ITALIANE

lunedì 9 febbraio 2009

LA CLASSIFICA DELLE 103 PROVINCE ITALIANE



Ho letto di recente la classifica che " il sole 24 ore"redige ogni anno sulla qualità della vita nelle 103 province italiane, in base al reddito, all'occupazione, alla natalità, alla sanità ed alle opportunità per il tempo libero, Roma è al 28° posto.
Al primo c'è Aosta e all'ultimo Caltanissetta dopo Palermo, penultima.
Mi piacerebbe sapere però, se ci sono altri parametri che vengono in mente ai cittadini comuni quando escono di casa la mattina e vanno a lavorare, in una città come Roma cos'è che fa la differenza tra una giornata più o meno normale e una giornata infernale?
Sugli autobus di Roma c'è una piacevole abitudine ed é quella della lamentela, tutti si lamentano di tutto, rigorosamente tra vicini.
Avete mai provato l'inebriante sensazione  di salire sul vecchio 170 dico vecchio perché non c'è più o meglio c'è ma non va più direttamente alla stazione termini, una comodità ma... ora si ferma a piazza Venezia lì uno scende e ne prende un altro per andare alla stazione, un peccato perché prima almeno si poteva assaporare per intero l'esilarante sensazione di passare sui sanpietrini dalla bocca della verità fino quasi a Termini.
Mi chiedo come facciano questi mezzi a rimanere ancora assemblati insieme dopo una prova del genere, le persone anche, fare un percorso del genere tutti i giorni mette a dura prova l'udito e stabilità di chiunque, provare per credere. 

giovedì 5 febbraio 2009

QUESTA E' ROMA


Oggi, dopo più di una settimana chiusa in casa con un fortissimo raffreddore ho visto a un certo punto che il tempo era migliorato e anche il raffreddore, che  non ho visto ma ho sentito.....si vedevano degli sprazzi di cielo azzurro, allora ho deciso di uscire un po' e fare il mio itinerario preferito, dimenticavo, io vivo a Roma.
Quando esco vado sempre nei paraggi dove ho abitato per tanti anni, sento un'aria di casa che mi fa bene e oltretutto é in centro.
Bene, ero proprio di buon umore, il fatto di uscire dopo tanti giorni, lo spiraglio di cielo azzurro, camminare, incontrare un amica.... una piccola piacevole pausa, volevo quasi trattenermi un po' di più in centro ma poi ho pensato che più tardi avrebbe fatto freddo e allora ho deciso di aspettare l'autobus per tornare verso casa ho controllato l'ora per vedere per  quanto tempo era ancora valido il biglietto: le 17 e 35 bene! sono arrivata alle 17 quindi tutto a posto, se non fosse che l'autobus che aspettavo è arrivato dopo 23 minuti, ma perché? c'è mancato poco che il biglietto scadesse, per carità niente di male, ne timbravo un altro.
manco per niente e poi non ce lo avevo!  a quel punto oltre ad essere stanca di stare in piedi , sarei dovuta andare a comprarne un altro, avrei dovuto attraversare la strada raggiungere l'edicola, perché il tabaccaio che è più vicino alla fermata i biglietti non ce li ha mai.
Se fossi andata all'edicola e nel frattempo fosse arrivato l'autobus io che facevo aspettavo altri 20 minuti al freddo senza uno straccio di panchina dove appoggiarsi un attimo?
Questa é Roma, quando si parla di qualità della vita e arrivederci al buon umore!

lunedì 2 febbraio 2009

qualità della vita




Questa estate sono stata in vacanza a Monaco di Baviera, gran bella città con tantissimo verde pubblico che gli abitanti utilizzano e rispettano, infatti tutto è pulito curato, non ci sono scritte sui muri, per vederne una sono dovuta andare in una zona periferica e sulla saracinesca di un garage c'era una timida scritta. per il reso niente. Le cose che mi hanno colpito sono state sicuramente i parchi tanti, ben tenuti e molto utilizzati, le piste ciclabili che sono dappertutto su tutti i marciapiedi, e guai giustamente a camminarci sopra e poi non ce n'è bisogno perché c'è lo spazio sia per i pedoni che per i ciclisti che sono tanti.
L'altra cosa è che non ci sono bancarelle in giro, perlomeno io non ne ho viste, a parte al mercato Viktualienmarkt, che é al centro di Monaco, che é molto bello e spazioso. Non solo, non ho visto extracomunitari in giro ed ho chiesto come mai alla mia ospite che, candidamente mi ha risposto: certo che ci sono e tanti, non li vedi perché stanno tutti a lavorare, giusto.
La metropolitana? perfetta! anche se io con la mia claustrofobia non l'ho usata molto ma quanto basta per vedere che le stazioni sono belle, pulite e le corse frequenti.
Nel complesso ho avuto un'ottima impressione di questa città meridionale in Germania.
Si vive bene, quello che è giusto che funzioni, funziona, semplice.
Al ritorno in Italia mi sono sentita alquanto depressa, perché mi sono chiesta: ma perché noi no?